In ogni corso BLSD gli allievi ripetono alcuni errori ricorrenti—e la buona notizia è che si possono prevenire.
Qui trovi i 10 sbagli più comuni e come correggerli in modo semplice ed efficace.
10 errori comuni che gli allievi fanno durante un corso BLS-D (e come correggerli)
Dopo tanti anni e migliaia di corsi erogati, possiamo vantare una certa casistica… e possiamo affermarlo: anche nel corso meglio progettato, gli allievi inciampano spesso negli stessi errori. Compressioni deboli, pause inutili, pad fuori posto, posizione di mani o braccia durante la RCP, fino ai blocchi emotivi.
Il ruolo dell’istruttore non è sgridare, ma trasformare lo sbaglio in performance misurabile. Qui trovi i 10 errori più frequenti e le strategie pronte all’uso per correggerli.
1) Compressioni troppo superficiali

Accade per timore di “fare male” o perché manca la percezione della profondità. La correzione più efficace è spiegare cosa succede dentro il torace quando la compressione è abbastanza profonda: il cuore viene spremuto tra sterno e colonna, il flusso riparte, il cervello riceve ossigeno.
Ancorare l’obiettivo a un numero chiaro (5–6 cm nell’adulto) aiuta; meglio ancora se si fa sentire la differenza con un feedback visivo/sonoro.
Il CoSTR 2025 ILCOR rafforza l’uso di feedback device nella formazione per migliorare qualità e ritenzione delle abilità.)
2) Ritmo irregolare o troppo veloce/lento
L’ansia porta a correre, la stanchezza a rallentare. Il modo più semplice per stabilizzare il ritmo è dare un riferimento costante: contare a voce alta, usare un metronomo, agganciarsi a una cadenza regolare. Non servono tanti tecnicismi: basta ricordare che 100–120/min è una “battuta” sostenibile e che la regolarità vale più della velocità.
La postura corretta, con le braccia tese perpendicolari al torace, contribuisce a ridurre la fatica della manovra e a garantire una costanza nella forza delle compressioni.
3) “Trattenere” il torace e non lasciare il completo ritorno elastico
Molti allievi non rilasciano del tutto per paura di perdere il contatto il punto in cui effettuare la RCP. Qui è decisivo spiegare che il rilascio completo fa parte della pompa: senza ritorno elastico, il cuore non si riempie e la compressione successiva rende meno. Postura, gomiti estesi e peso del corpo che scende e sale aiutano a mantenere la meccanica corretta.

4) Postura del corpo: braccia tese, schiena neutra, gambe stabili

La qualità delle compressioni nasce dalla postura.
Spalle allineate sopra lo sterno, braccia tese con gomiti bloccati e spinta verticale: così usi il peso del corpo (non i bicipiti) e mantieni costante la profondità della compressione. Mantieni la schiena neutra (né incurvata né in iperestensione), polsi in linea e il tallone del palmo come unico punto di contatto.
A terra, ginocchia vicine al torace del soggetto per stabilità; su barella/letto, alza il piano o usa una tavola rigida per evitare superfici cedevoli. Evita oscillazioni laterali e “rimbalzi”; se possibile, cambia compressore prima che compaia la fatica (circa ogni 2 minuti) per non perdere efficacia.
Una postura corretta riduce lo sforzo, previene infortuni e mantiene ritmo e profondità entro i target.

5) Mani fuori posizione sul torace
Se i riferimenti anatomici sono vaghi, le mani “scivolano” troppo in alto o troppo in basso. Bastano due immagini chiare: metà inferiore dello sterno (non sullo xifoide) e spalle allineate sopra il punto di spinta. Far vedere le posizioni non corrette (troppo laterale, troppo basso) è spesso più efficace che ripetere la regola.
Le linee guida ILCOR 2025 suggeriscono di utilizzare i video come feedback durante le esercitazioni. Vedere la propria posizione è molto utile all’allievo per comprendere l’’eventuale errore.
6) Dimenticare di attivare il 112 o di chiedere aiuto
Nell’entusiasmo della RCP, molti partono a comprimere e si scordano la chiamata. La soluzione è integrare sempre la catena della sopravvivenza nella narrazione del corso: sicurezza della scena, 112 in vivavoce (o ancora meglio in videochiamata), RCP, DAE.
Quando la sequenza diventa automatica, in simulazione come nella realtà, cala il rischio di “salti logici”.

7) Applicare male i pad del DAE
Gli errori tipici: pad invertiti, male aderenti, posizionati sopra vestiti o sulla pelle umida, oppure gestiti con esitazione sul torace femminile.
È utile ribadire che i pad vanno su pelle nuda e asciutta e che, nelle donne, basta riposizionare il reggiseno per scoprire le aree di applicazione senza rimuoverlo.
Le linee guida ILCOR 2025 richiamano proprio l’importanza di affrontare in training il pad placement su torace femminile e la gestione del vestiario, senza che ne derivino ritardi nell’erogazione della RCP.

8) Farsi “ipnotizzare” dal DAE e fermare la RCP
Le voci guida rassicurano, ma possono catturare troppa attenzione. Il principio semplice da far passare è: il DAE non sostituisce le mani. Ci si ferma solo quando la macchina lo chiede; tutto il resto si fa con le compressioni in corso. Assegnare una persona al DAE e una alle compressioni evita che tutti smettano di agire per “ascoltare”.
Come regola generale durante un soccorso, la RCP deve essere interrotta il meno possibile e le pause devono essere minime, fino all’arrivo del personale sanitario.
9) Ansia da palcoscenico e esitazioni negli scenari
Davanti ai compagni di corso, nel momento di rappresentare uno scenario molti si bloccano: parlano con voce bassa, fanno gesti timidi, saltano dei passaggi perché “tanto è finto”.
In realtà lo scenario è il momento forse più importante del corso: entrare nel ruolo, parlare ad alta voce e non dare nulla per scontato contribuiscono a creare quella “automazione” nelle azioni da compiere che può fare la differenza in caso di necessità reale.
Rendi espliciti tutti i passaggi. Descrivili a voce alta e ben chiara, in modo che tutti gli astanti sentano. È molto utile per chiarire la sequenza delle azioni e anche per accelerare i diversi passaggi dell’intervento.
Nei movimenti, enfatizza: effettua una ricognizione visibile dell’area prima di avvicinarti; chiama l’aiuto generico a gran voce, non sommessamente; evidenzia la verifica dello stato di coscienza con un richiamo verbale chiaro e una stimolazione appropriata; scandisci con precisione i cambi di ruolo.
10) Blocchi emotivi e ansia da prestazione
La paura di sbagliare o di essere giudicati può paralizzare. Qui conta lo stile didattico: normalizzare l’errore, ricordare che il corso è il posto giusto per provare, valorizzare ogni piccolo progresso. Un debriefing breve, focalizzato su un punto forte e uno da migliorare, fa sentire al sicuro e accende la motivazione. Quando cresce la fiducia, cresce anche la qualità della manovra.
Tecnica, tempi e testa: è su questi tre piani che si vincono gli errori ricorrenti. Con una didattica chiara come quella BLS-D Academy, ruoli semplici e feedback che fanno sentire la differenza, ogni sbaglio diventa un trampolino. L’obiettivo non è la perfezione “da manuale”, ma la coerenza operativa che gli allievi sapranno portare fuori dall’aula, quando conterà davvero.
Con BLS-D Academy insegni con una marcia in più: formazione continua degli istruttori, materiali sempre aggiornati alle ultime evidenze e una piattaforma e-learning all’avanguardia che libera tempo alla pratica.
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